“Sono molto lieto di condividere alcuni ricordi degli anni che hanno preceduto la fondazione dell’Unione stampa filatelica italiana. Ho tra le mani il volume che raccoglie i primi sei anni della rivista «Il bajocco» con cui ho cominciato nel 1955 la mia attività giornalistica. «Il bajocco» era la pubblicazione del Circolo culturale filatelico e numismatico di Rimini: uno dei vari periodici in cui i giornalisti filatelici di allora si esercitavano per diffondere cultura e conoscenza. C’erano giornali che erano sorti e coesistevano con il nostro come il notiziario del Circolo filatelico di Lucca; il periodico dell’Unione circoli filatelici dell’Enal (l’Unafne); la rivista dell’Associazione sanitari italiani filatelisti. Insomma c’era un fermento notevolissimo che aveva, a sua volta, dei fiancheggiatori potenti che ci aiutavano a portare la filatelia alla ribalta nazionale”.
“Parlo dei giornalisti che lavoravano nei quotidiani e nei periodici, tutti o quasi con una rubrica filatelica molto seguita. Il nostro primo presidente, Fulvio Apollonio, era uno di questi, insieme a Lina Palermo, insieme a Gianni Castellano e a tanti altri, che hanno veramente dato una mano per portare l’informazione filatelica al grande pubblico”.
“Io sono entrato in questo giro nel 1954, grazie al fatto che il mio circolo era l’organizzatore della manifestazione riccionese, la cui importanza cresceva di anno in anno, che aveva il grande merito d’invitare molti giornalisti, soprattutto quelli dei grandi quotidiani e delle riviste, giacché il loro contributo ad annunciare la mostra e poi a farne il resoconto dava lustro rispetto alle autorità locali e rispetto agli altri circoli: e quindi era considerata un fiore all’occhiello”.
“Quando sono andato all’università a Milano ho avuto un altro punto di contatto. La «Gazzetta dello sport», nella sua rubrica, aveva raccontato una cosa inesatta sull’attività del circolo di Rimini: ho scritto all’autore dell’articolo e siamo diventati amici. E così mi sono inserito in un altro mondo in cui c’erano altri collaboratori, primo fra tutti Nino Barberis, e con Nino sono stato presentato a Michele Picardi, che stava lanciando «Filatelia italiana», con la redazione formata da Nino, da Maurizio Tecardi, da Bruno Cataldi Tassoni, e da me, con un giovane di Castagnaro, provincia di Verona, Danilo Bogoni, che ci mandava sempre dei servizi molto interessanti”.
“Siamo arrivati agli anni del boom, quelli in cui «Il collezionista» era arrivato a tirare 80mila copie alla settimana. E quindi la stampa filatelica aveva la sua massima intensità. E in questo momento è nata l’Usfi”.
“Con il numero 1 del gennaio 1966 è scoppiata la «bomba» di Firenze. Una «bomba» innocua dal punto di vista del sangue, che fece pulizia di una filatelia che stava andando allo sbando, grazie alla speculazione che galoppava. Degli altri cinquant’anni di Usfi ho solo un ricordo splendido”.