Come tutte le associazioni di una certa caratura, anche l’Usfi ritenne opportuno dotarsi di un proprio logo identificativo. Fino a quel momento infatti l’immagine che caratterizzava l’Usfi era quella che compariva sulle cartoline utilizzate, ancor prima della sua costituzione, a partire dal secondo raduno della stampa filatelica il 16 ottobre 1965 a Montecatini Terme. L’immagine della cartolina era costituita dai più tradizionali simboli della scrittura e quindi, per estensione, del giornalismo: la penna d’oca intinta nel calamaio arricchita con la “Siracusana” e con l’acronimo Usfi su due righe.
Il cavallino di Sardegna
Il simbolo in grado di identificare l’Unione venne individuato nella riunione del direttivo dell’1 febbraio 1969 a Roma, che si era svolta a breve distanza dalle celebrazioni per il 150° del “cavallino di Sardegna” e, pertanto, è facile intuire che questa ricorrenza abbia influenzato la scelta. Il cavallino era il simbolo apposto su una specie di carta pre-annullata in uso a partire dal 1818 nel Regno di Sardegna, per la precisione solo nella parte “continentale”, quindi in Piemonte, Nizza e Savoia.
Era denominato cavallino perché raffigurava un cavallo stilizzato con le zampe anteriori leggermente alzate con in groppa un puttino nel gesto di suonare il corno postale impugnato con la mano destra. La carta postale, che venne inizialmente fornita in via “provvisionale” nell’attesa della stampa definitiva, aveva tre tagli: da 15 centesimi con il cavallino inscritto in un cerchio; da 25 centesimi con il simbolo inserito in un ovale e da 50 centesimi con il cavallino racchiuso in un ottagono e fu proprio quest’ultimo il logo scelto dall’Usfi.
Scriveva Gennaro Angiolino che per il logo dell’Usfi “rispetto all’originale figura eseguita dal Lavy (incisore della Zecca di Torino, nda), il cavallino fu reso più snello, la coda più fioccante, la criniera più erta; e fu modificata anche la gualdrappa”.
Agli inizi degli anni ’70 si riscontrano due versioni del marchio: il cavallino bianco in un ottagono dal fondo azzurro, circondato da un riquadro rosso con la scritta maiuscola Usfi in nero in uno stampatello scolastico ed una seconda versione, che poi diventerà quella definitiva, con il cavallino in giallo su fondo azzurro ed il riquadro rosso con, in basso, l’acronimo Usfi, puntato, scritto in giallo con un carattere più nitido.
La versione definitiva
Il logo con queste caratteristiche è quello che appare sui tre francobolli sammarinesi del 1971.
Successivamente venne aggiunta la dentellatura, sempre di colore giallo. Il logo, in questa versione, fece la sua comparsa sulla cartolina per l’assemblea di Venezia del 2 settembre 1973 e rimase quasi inalterato sino ai giorni nostri.
Solo nel 2006, per la congiunta sulla Conferenza della filatelia, il logo appariva, sia sui francobolli che sulla copertina del folder, con la scritta Usfi senza punti che invece ritorneranno sulle cartoline edite fino al 2009; in quell’anno verranno definitivamente eliminati a partire dalla cartolina per l’assemblea di Roma del 23 ottobre e dall’espositore per le iniziative legate alla cassetta postale salvata dal terremoto dell’Aquila.
In occasione delle celebrazioni del 50° di vita dell’Usfi il logo è stato aggiornato dall’agenzia Ebbi pubblicità con l’aggiunta di una doppia circonferenza, sullo stile di un tradizionale annullo postale, all’interno della quale è posta la dicitura “50° Unione stampa filatelica italiana 1966-2016”. Al termine delle celebrazioni per lo storico anniversario si tornerà ad utilizzare il logo tradizionale.
Nel 2022, in Italia, l’Unione stampa filatelica italiana è presumibilmente l’unica associazione operante nel settore filatelico a potersi fregiare della ® di registrato nel proprio logo. Dal punto di vista grafico, per non “sbilanciare” l’immagine, si è scelto di porre il simbolo di registrato all’interno della dentellatura. Lo scopo della registrazione, con l’indicazione delle classi merceologiche dove è avvenuta, è quello di tutelare se stessi e contrastare ogni tentativo di contraffazione e di uso improprio o illecito dell’immagine, ma è anche un ulteriore e qualificante punto di prestigio per l’associazione.